Filosofo e Pedagogista statunitense, scrittore e professore universitario. Ha esercitato una profonda influenza sulla cultura, sul costume politico e sui sistemi educativi del proprio paese. Intervenne su questioni politiche, sociali, etiche, come il voto alle donne e sull'ingiusta condanna degli anarchici Sacco e Vanzetti.
La formazione di Dewey è stata influenzata veramente tanto dal pragmatismo americano, nato a opera di Emerson, e dalle teorie sull'evoluzione di Darwin. Ricordo che il pragmatico era un movimento filosofico, nato verso la fine del XIX secolo negli Stati Uniti e diffusasi poi in Europa più tardi, che sosteneva l'attività pratica; infatti la verità, secondo i pragmatisti, si riusciva a dimostrare e a rendere visibile solo con l'esperienza e di conseguenza per i filosofi di questa corrente il pensiero era un processo attivo che dipendeva da un comportamento e da una credenza. La connessione tra il pensiero pragmatico e l'evoluzionismo è molto forte perchè nella teoria di Darwin lo sviluppo della coscienza è finalizzato alla conservazione e all'accrescimento della vita. La conoscenza quindi per le teorie evoluzionistiche nasce quando comincia a crollare la fiducia, quando non si riesce più a credere in qualcosa solo perchè ci viene detto e quindi abbiamo bisogno della concretezza di una verità dimostrata, più consolidata ed efficace. Pensiamo al bambino a cui viene insegnato dalla maestra che 1+1 è uguale a 2. Questo bambino prima o poi, nel suo percorso di studio, non si fiderà più di ciò che la maestra gli ha trasmesso e inizierà a chiedere spiegazioni e solo con la dimostrazione di una verità tangibile potrà rendersi conto che 1+1 è uguale a 2.
Il pensiero dell'individuo nasce dall'esperienza, intesa come esperienza sociale. L'educazione deve aprire la via a nuove esperienze e al potenziamento di tutte le opportunità necessarie allo sviluppo completo. L'individuo è opera nel suo ambiente, reagisce e agisce su questo. L'esperienza educativa, secondo Dewey, deve quindi partire dalla quotidianità. L'esperienza è realmente educativa nel momento in cui produce espansione e arricchimento dell'individuo stesso, portandolo a perfezionarsi e di conseguenza a perfezionare l'ambiente in cui vive perchè quel luogo è il posto in cui vengono accettate infinite opinioni di diversi gruppi e spesso sono molto in contrasto tra loro.
Dewey applica alla scuola e quindi all'insegnamento questo pensiero filosofico basato sull'esperienza. Le esperienze non devono essere imposte dall'insegnante, ma devono nascere naturalmente dagli interessi degli studenti. Il compito dell'educatore/insegnante deve essere quello di assecondare gli interessi degli alunni ed essere in grado di sviluppare il senso della socialità.
L'educazione non serve solo a preparare alla vita, ma è vita stessa
La scuola è per Dewey un'istituzione sociale rappresentante la vita attuale. Le attività promosse dalla scuola devono essere in grado di riprendere le attività quotidiane degli studenti per assicurargli un'adeguata integrazione sociale. In quel periodo storico l'industrializzazione aveva fatto passi da gigante e la scuola è responsabile dell'allontanamento dei fanciulli al processo lavorativo sociale, per cui si doveva riprendere la formazione degli alunni con il fine di assicurare un apprendimento pratico per la società stessa.
Quando natura e società vivranno nell'aula scolastica, quando le forme e gli strumenti didattici saranno subordinati alla sostanza dell'esperienza, allora sarà possibile operare questa identificazione, e la cultura diventerà la parola d'ordine della democrazia.
Dewey introduce la definizione di attivismo pedagogico in quando la scuola è definita come attiva perchè il bambino messo davanti alle difficoltà, agisce per provare a superare l'ostacolo e di conseguenza capisce quali sono le conseguenze delle sue azioni. Il bambino quindi usa tutte le sue strategie per risolvere le sue problematiche e nello stesso tempo verifica il suo modo di agire, quindi le sue ipotesi.
A questo concetto il pedagogista afferma la progressività della scuola in quanto l'attività didattica che si deve svolgere dovrebbe avere come punto focale uno sviluppo progressivo. Quindi l'istituzione scuola deve essere per il bambino il luogo della vita sociale che deve svilupparsi gradualmente, partendo dall'esperienza familiare e sociale.
Anche Dewey divide l'età evolutiva in tre fasi:
- la fascia di età compresa tra i 4 e gli 8 anni in cui nel bambino nascono in modo naturale e istintivo i bisogni attraverso il gioco e l'attività ludica
- la fascia 9-12 in cui il bambino frequenta la scuola primaria basata sul lavoro e sugli aspetti culturali e sociali
- la fascia 12-14 la scuola deve dare allo studente la possibilità di ampliare le sue conoscenze astratte attraverso lo studio in biblioteca e il laboratorio
Dewey così propone l'uso di gruppi in cooperative learning come parte del suo famoso metodo basato sui laboratori. La scuola è per lui una scuola-laboratorio. Secondo l’autore, infatti, il pensiero dell'individuo nasce dall'esperienza, intesa come esperienza sociale. Anche Lewin era convinto della necessità di usare l’interazione e la cooperazione nella scuola, non solamente ai fini dell’apprendimento, ma anche per l’acquisizione e l’utilizzo di abilità sociali.
Noi siamo proclivi a considerare la scuola da un punto di vista individuale, come alcunché che si limita ai rapporti fra maestro e alunno, fra insegnante e genitore. Quel che ci interessa al massimo è naturalmente il progresso fatto da quel determinato fanciullo di nostra conoscenza, il suo sviluppo fisico, il suo profitto nell'abilità di leggere, di scrivere, di ritrarre, l'accrescimento delle sue conoscenze geografiche e storiche, il miglioramento nel suo modo di comportarsi, nelle abitudini di prontezza, di ordine, di diligenza.