Commento al Vangelo del giorno Lc 10,21-24 - "Chi sono i piccoli?"
Lc 10,21-24: In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono».
Il testo evangelico odierno ci fa vedere un Gesù vivace e allegro perché quando i discepoli tornano dalla missione condividono con Gesù la loro esperienza missionaria. Pensate l’allegria e la gioia di rincontrare fratelli e sorelle della comunità dopo questo periodo di covid e ascoltare le loro esperienze di evangelizzazione perché magari hanno fatto la spesa al vicino anziano. Nell’ascoltare la loro esperienza e nel percepire la loro allegria, anche Gesù si sente felice. E così lo saremo anche noi quando potremo riunirci di nuovo a condividere le nostre esperienze. Gesù li chiama “piccoli”, ma chi sono i “piccoli”? La comunità di Luca si riferisce ai settantadue discepoli mandati in missione. Questi sono padri, madri, ragazzi, ragazze, sposati, nubili o celibo, anziani e giovani, siamo tutti noi nessuno escluso chiamati a portare al mondo la concretezza del Vangelo. Certo non bisogna essere laureati per fare del bene e vivere secondo il Vangelo, ma per il ministero ordinato, compito di grande responsabilità, è necessaria una formazione teologica.
Le cose di Dio sono rivelate ai piccoli, a quelli che con cuore sincero lo ascoltano e si mettono d'impegno nel praticare gli insegnamenti del Cristo. Quindi, se i grandi vescovoni dei palazzi vogliono capire come costruire quel regno di Dio, qui e ora, devono diventare discepoli dei piccoli e scendere dai loro piedistalli ecclesiali e dai loro castelli di sabbia. Svestirsi delle cose superflue e da riti e incensazioni inutili ci permette di essere beati, perché solo levando quella nube religiosa davanti agli occhi riusciamo a vedere cose che i profeti vorrebbero vedere, ma non ci riescono. Saremo capaci di percepire l’azione del Regno nelle cose comuni della vita, dal curare i malati, quelli che sono affannati dalla religione, al consolare gli afflitti, quelli emarginati e discriminati e combattere i mali di questa società lottando per i diritti di tutti e tutte.