Commento a Pentecoste - Il vento di Dio

Oggi vorrei partire dalla prima lettura, proprio dagli Atti. Il racconto di quel giorno, un giorno come tutti gli altri, in cui i discepoli e le discepole erano rinchiusi in una delle loro case. Tutti insieme. Proprio come una vera comunità cristiana. E tutti insieme condividevano le gioie e le preoccupazioni di tutti i giorni. 

Mi piace pensare a una cena, tutto sommato tranquilla. E di colpo, all'improvviso, un vento così forte che aprì le porte e le finestre di quella casa. E poi lingue di fuoco che si vanno a posare sulle loro teste. Un'immagine che abbiamo ben impressa e la prima cosa che ci viene in mente è il quadro di Rupnik. 

Atti ci dice che furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. 

Di colpo il racconto ci riporta alla realtà di quel tempo. In quei giorni Gerusalemme era invasa dai giudei osservanti che provenivano da tutti le nazioni. Erano 50 giorni dalla Pasqua che per Israele era la Pesach, la memoria della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Era la Shavout, la cosiddetta festa delle primizie, il giorno in cui si ricorda la promulgazione del Decalogo con l' “accettazione” della volontà di Dio da parte del popolo. Israele vive così nella libertà per il dono della volontà di Dio mediante i “comandamenti”, le “parole della vita”, che saranno portati a compimento da Gesù stesso con il decalogo delle beatitudini.

Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita. Anche qui Gesù si fa vivo, pensavano di essersene sbarazzati. Immagino le facce della folla, ma soprattutto dei sacerdoti del tempio e dei farisei. 

Ma soprattutto pensiamoci… stranieri che arrivano in una terra in cui non si aspettano per nulla che gli abitanti di quel luogo possano parlare tutte quelle lingue, ma soprattutto annunciare Dio, proprio come lo annunciava Gesù.

«Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio. 

Ma questo era stato detto da Gesù stesso… Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. 

Come è stato possibile che quattro gatti che erano quei discepoli e quelle discepole, pochi uomini e poche donne, senza grandi mezzi di comunicazione siano riusciti in quella missione ? La risposta che ci forniscono gli scritti è la fede.

E ancora… Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Il peso della Parola. Il peso della verità di Dio che potremmo capire solo ed esclusivamente grazie a quel soffio di vento che la nostra vita sente quando ci mettiamo alla sequela della parola. 

Tra persecuzioni, lotte e difficoltà quelle comunità si costituiscono, si rafforzano, si espandono oltre Gerusalemme, un movimento di vita che prende il largo. Quegli uomini e quelle donne che fuggirono nell’ora più buia della passione e della morte di Gesù, quegli uomini e quelle donne che lo hanno rinnegato, ora diventano annunciatori e testimoni di quel Dio sconfitto, crocifisso. Diventano i motori di Dio, quelli che hanno fatto nascere quelle comunità. Ed è così che il messaggio annunciato da Gesù inizia a correre per le vie del mondo.

Gli studi ci dicono che gli scritti attribuiti a Luca risalgono intorno gli anni ’80 ed è proprio quando ormai il movimento dei discepoli e delle discepole è in avanzamento. E nelle comunità si incontrano più culture, si innesca la condivisione della vita di tutti i giorni.  E per quanto la comunità lucana ci riporta il passato, questo passato è però il presente. La storia di ieri è la storia che si ripete oggi. 

Sin dagli inizi se ci pensiamo i discepoli e le discepole si erano rinchiusi tutti in casa per la delusione e la paura, ma ora sono consapevoli della presenza di Dio e della fiducia in Dio. Dio si è fatto paraclito”, vicino a noi, si è fatto "nostro “difensore”, nostra compagnia nel viaggio della vita e della fede, continua a farsi soffio vitale, come in Genesi, e continua a essere vento che guida verso la verità e l'amore. 

E il cuore “chiuso” si è aperto, e la paura che era in loro svanisce e si trasforma nel coraggio di scendere in piazza, per le strade di tutto il mondo, ad annunciare la nuova alleanza compiuta, la salvezza e la liberazione a chi è oppresso, agli ultimi, a chi è discriminato ed emarginato. Questo è il compito anche nostro, l'invito a uscire dal buio delle nostre finte sconfitte per poter annunciare la liberazione lottando per i diritti di tutti e tutte.

E così la felicità e il coraggio che i discepoli e le discepole in quel cenacolo sentivano in cuor loro, li sentiremo anche noi quando non ci lasceremo scoraggiare dalle vicissitudini della vita, perché sapremo che dentro noi stessi abita quel soffio di vita di cui siamo stati creati a immagine e somiglianza, di cui siamo portatori di quel verbo che è stato trucidato dall'avidità umana, ma che con fiducia in Dio ha saputo affrontare persino la morte di croce e il ricongiungimento al Padre Madre.

Pensiamo al vento, quando si fa forte, quando quel rumore ci manda in confusione. Un vento impetuoso che riempie le nostre strade. 

E se quel vento soffiasse più forte e spazzasse via tutto ciò che ci offusca la ragione, per abbandonare lo “spirito del mondo”,  i venti dell’egoismo, della guerra, della ricchezza, del potere...

E se si facesse sentire sempre di più dalle orecchie del cuore, se ci sturasse quelle orecchie che vogliamo tenere tappate per non sentire la verità scomoda della Parola di Dio...

E se quel vento ci facesse urlare al mondo l'annuncio della liberazione dalle schiavitù che solo l'uomo sa creare...

E se quel vento ci facesse diventare vento aprendo le nostre braccia per donare amore e servizio...

E se quel vento ci travolgesse e ci spingesse dove noi non vorremmo mai andare, in mezzo al putrido e allo schifo delle nostre città... 

Quanto sarebbe bello … il viaggio si farebbe molto interessante perché quella Parola “ha ancora molte cose da dirci”. E quindi?

Non ci resta che aver fiducia nella Parola che ci è donata ogni giorno, e in quel Pane che ci nutre e in quel soffio che ci sostiene. E sapremo che quel vento è Dio che ci guida per liberare con l'annuncio della Parola che si è incarnata in noi.